Home > I suoi articoli > Carrara, da Potere Operaio a Lotta Continua
Carrara, da Potere Operaio a Lotta Continua
lunedì 11 novembre 2013, di
Ho iniziato a ragionare più diffusamente di politica nel ‘68, esattamente nell’estate del ‘68, all’indomani degli incidenti di valle Giulia a Roma (ma in precedenza c’erano state le rivolte del campus americani contro la guerra in Vietnam, la morte di Che Guevara, il maggio francese).
Si parlava tanto di maoismo. I primi libri che comprai furono il libretto delle guardie rosse edito da Feltrinelli ed uno di Marcuse che mi fu consigliato ma che dovetti leggere 3 volte prima di capirci qualcosa...
Finita la scuola (1° Liceo) con tre amici andai in campeggio in Lunigiana, ad Aqui Terme, per una settimana con l’intenzione di leggerli e commentarli. Sembrava che ogni frase avvalorasse i nostri convincimenti.
Ormai discutevamo di politica sempre, da mane a sera.
Il vento della nuova cultura che tutto metteva in discussione, la voglia di protagonismo che tutto contestava attecchì facilmente in una città come Carrara, fiera e dura, perché permeata dal lavoro dei cavatori e da una fortissima tradizione anarchica e comunista che ora convivevano pacificamente dopo le aspre divisioni durante la guerra di liberazione.
Il ricordo di quella città in quel periodo fecondo di studi, di discussioni e di grandi entusiasmi è molto vivo.
Penso alla città attraverata dalla Marmifera, una ferrovia già in disuso da qualche anno, che percorreva il piccolo e raccolto centro storico in tre o quattro punti; i camion rumorosissimi che trasportavano continuamente dalle cave i blocchi di marmo; le campane che suonavano a morto quando moriva un cavatore - e morivano spesso - che era una vecchia tradizione e coinvolgeva tutte le chiese. Tutti si fermavano per un minuto.
Il suono indimenticabile di quelle campane generava negli alunni del liceo scientifico G.Marconi un pensiero, un momento di raccoglimento.
Ricordo che tutte le mattine nell’andare al liceo era tappa obbligata passare da piazza Farini, dove c’era la sede degli anarchici e campeggiava una grandissima insegna della FAI, a leggere i manifesti scritti a mano, degli anarchici, dell’Usi, della Fgci, e di Potere Operaio che commentavano gli avvenimenti politici quotidiani interni ed internazionali.
Ricordo le interminabili discussioni, soprattutto con Piero Bottari, “Accio”, il mio amico del cuore in quegli anni (purtroppo morto nel 2006)
Per andare al liceo Marconi, ospitato nell’edificio della vecchia caserma Dogali, era di strada passare davanti al circolo Che Guevara, che era collegato in maniera organica al Potere operaio, organizzazione forte in tutta la Versilia e soprattutto a Pisa. Quando la sede era aperta, sbirciavamo all’interno con curiosità, ma non avevamo il coraggio di entrare: avevo meno di 16 anni!
Finchè un bel giorno dell’estate del ‘68 io e Piero decidemmo di entrare.
Devo dire che la prima impressione che ricevemmo entrando, fu di emozione, di grande emozione. Ricordo perfettamente l’evento.
In quel momento non c’erano sedicenni come noi, ma operai della zona industriale tra Carrara e Massa, infermieri dell’ospedale, cavatori, universitari e compagni (quasi tutti di sesso maschile) dai 25/30 ai 50 anni di età, in gran parte fuoriusciti dal PCI o anarchici (Giò Lindi, Il Maè, Ughetto, Badiali, Renzo, Mario Grassi detto Celè, Abramo, Cosulic, Tusini, Piero Cappè, Ghirlanda, la Ut, il Romano, Fabrizio Amatuzzo, il prof. Palagi) che parlando più o meno in dialetto stretto disquisivano di presa del potere, di Classe, di Lenin, di dittatura del proletariato, di revisionismo e di.... Adriano…(Adriano Sofri era sempre citato. Tra l’altro mi sembra che in quel periodo insegnasse come supplente in una scuola media di Massa).
Ascoltammo interessati e concentratissimi la loro discussione.
Tornammo un’altra volta all’indomani dei fatti di Cecoslovacchia. Ci intrigammo a quei ragionamenti.
Una volta, mi sembra settembre ’68, ricordo la discussione su un documento di Sofri che riguardava il rapporto tra avanguardia e massa. Un’altra volta sul revisionismo e il PCI.
Stavamo trovando le risposte che cercavamo ai nostri quesiti. Tutto era molto convincente.
Dava organicità alla nostra ribellione, alla messa in discussione dei valori, all’anticonformismo, al nostro amare i Rolling Stones, al portare i capelli lunghi, al sentirci comunisti e rivoluzionari.
Subito fummo coinvolti in cose da fare.
Fummo spediti, noi sedicenni ed altri due forse diciottenni, in un paesino di cavatori a insegnare a leggere e scrivere ad alcuni bambini che vivevano in condizioni di povertà e non potevano frequentare la scuola pubblica. Era Colonnata, diventata poi famosa per il lardo, sperduto in una valle delle Alpi Apuane dove parlavano un dialetto diverso dal carrarino e difficilissimo per me da comprendere
La cosa ci sembrò un po’ da assistenzialismo cattolico e infatti ci andammo solo due o tre volte.
Avevamo altro da fare.
Dovevamo organizzare in fretta le lotte dell’imminente inizio di scuola. Poco prima dell’inizio di scuola, nel settembre del ‘68 con una quindicina di studenti del liceo scientifico G.Marconi di Carrara che si autodefinivano o si sentivano compagni costituimmo il primo comitato di lotta degli studenti di quella scuola.
Il nome che riuscimmo a partorire dopo una lunghissima riunione durata ore nel giardino di casa di Filippo Arrighi a Marina di Carrara fu nientemeno che Movimento per l’Azione Studentesca, MAS. Uno schifo di nome!
Io e Piero frequentavamo ormai assiduamente il Circolo Che Guevara di Potere Operaio. La sede era in via Grazzano, vicino piazza Alberica e lì contattammo i compagni dell’Itis Chimico di Carrara che già aveva espresso fin dal precedente anno scolastico embriomi di forme di lotta ed in particolare due compagni, Capovanni e Roffo, che erano i leader di quella scuola.
Fu in quella occasione che incontrammo parole chiave o definizioni come strategia, tattica, avanguardia.
Il coinvolgimento degli studenti contro i padroni - fu detto e condiviso da tutti - si ha se si coinvolgono gli studenti a partire dai problemi specifici della scuola. Abbozzammo una serie di obiettivi.
Le avanguardie - così ci sentivamo dire - devono organizzare le lotte - perché solo nella lotta si forma la coscienza di classe.
Coinvolgemmo molti altri del liceo che si definivano compagni, Arrighi, Vaghetti, Maurizio Pucci, Maurizio Ghirlanda, Gianfranco Biancotti detto il Mao, Ida, Roberto Schembri, Moscardini e tanti altri.
Come nota umoristica devo ricordare che la sigla del nostro comitato di base del liceo (Mas) attirò persino l’interesse di un fascista, subito espulso.
Buttammo giù un programma e facemmo un giornaletto rivolto agli studenti.
Organizzammo interminabili riunioni fra di noi e assemblee affollatissime a cui partecipava un numero sempre maggiore di studenti in un primo momento alla palestra ex Gil e successivamente alla sala del Comune, che un mio zio, Sauro Dalle Mura allora sindaco di Carrara, ci consentiva di utilizzare.
Nel frattempo si leggeva delle notizie delle lotte studentesche nelle altre città: Pisa, Roma, Trento, Torino, Pavia, Padova, Milano.
No alla scuola dei padroni, alla meritocrazia, al nozionismo, all’autoritarismo, erano le parole d’ordine
All’inizio di ottobre ‘68 l’assemblea degli studenti dell’Iti Chimico decise di occupare la scuola.
Così fu fatto. Un grande striscione “scuola rossa e proletaria” fu appeso fuori.
In segno di solidarietà, insieme ad altri del liceo, partecipammo direttamente all’occupazione del Chimico.
Il clima era di euforia. Diecimila cose da fare, volantini, manifesti, riunioni.
Le prime notti si dormiva in centinaia con sacchi a pelo dove si trovava spazio.
Ricordo il Mao che per la stanchezza si addormentò in un’aula laboratorio con la testa appoggiata su un’incudine…. Ricordo Capovanni e Roffo, i leader, che arringavano gli studenti.
Lì ricordo come due compagni stupendi, disposti ad ascoltare chiunque e sempre sorridenti.
Pochi giorni dopo organizzammo un’affollatissima assemblea al liceo nella quale decidemmo di occupare anche la nostra scuola con le stesse parole d’ordine e contro l’allora ministro della pubblica istruzione, Sullo.
Centinaia di studenti parteciparono. Il preside Molignoni fu espulso. Assemblee, gruppi di studio. Ricordi indelebili sono quando ricevemmo un camion di viveri offerti dai cavatori e dai lavoratori portuali di Marina di Carrara. Tutte le scuole superiori di Carrara furono occupate. Il ciclostile era sempre in funzione.
Poi come sempre accade, ci fu il riflusso. Sgomberammo le scuola prima delle feste natalizie. Nel dicembre 68 ci furono i morti di Avola.
Un altro ricordo indelebile riguardò la contestazione a La bussola locale di lusso di Focette. Il capodanno 1969 Potere operaio organizzò la contestazione. “Festeggiamo i padroni e le loro signore” recitava il manifesto che tappezzava la città. Io e il Mao (Gianfranco Biancotti) facemmo l’autostop da Marina di Carrara fin dalle 9 di sera per arrivare in tempo. Ma nessuno si fermò a caricarci. Ottenemmo solo piccoli passaggi fino a Forte dei Marmi. Arrivò la mezzanotte e decidemmo di avviarci a piedi verso l’Aurelia per cercare di tornare a Carrara. Ma nessuno si fermava e allora, sempre a piedi andammo alla stazione ferroviaria, dove alle 6 del mattino tornammo a casa sconsolati. Non sapevamo nulla di quello che era successo alla Bussola, del ferimento di Soriano Ceccanti, degli incidenti...
Continuai però con Piero il mio impegno in Potere operaio: attivi settimanali, riunioni, volantinaggi alle fabbriche fino all’estate del ’69.
Nel frattempo i nostri dirigenti avevano intessuto rapporti con diverse esperienze (Pavia, Trento, Torino, ecc). Erano maturi i tempi per costruire un’organizzazione a carattere nazionale: Lotta Continua. L’esordio a firma Lotta Continua fu alla Fiat Mirafiori nel maggio-giugno ’69. Successivamente (novembre stesso anno) fu fatto il settimanale. Furono presi rapporti con Potere Operaio di Roma e Padova che però non portarono all’unificazione delle due organizzazioni. Ricordo in proposito un’affollatissima assemblea alla facoltà di architettura a Valle Giulia a Roma in cui fu distribuito il 2° numero del settimanale che conteneva nelle due pagine interne il famoso articolo “troppo o troppo poco” che meglio di tutti ha rappresentato l’anima, la cultura laica e la linea politica di Lotta Continua.
Quel periodo (69-inizio 70) fu intensissimo. Intervento politico alle fabbriche, distribuzione del settimanale (che poi divenne quindicinale), riunioni settimanali nazionali di coordinamento. Ho partecipato direttamente alle riunioni di Trento, Sarzana (2 o 3 volte), Genova, Firenze, Pisa.
Sofri, Viale, Boato, Rostagno, Bolis, Pietrostefani, Della Mea, Crainz, Fossati, Langer, Platania, Miccichè, Moreno, Bobbio, Ranieri, Melazzini, Saviori, erano i nostri leader a livello nazionale.
All’indomani degli scontri durati 6 ore di Corso Traiano tra operai fiat e studenti e polizia a Torino del 3 luglio 69 crebbe la nostra influenza, soprattutto nelle fabbriche.
Poi ci fu l’autunno caldo e le grandi vittorie che ottenne (una per tutte lo Statuto dei diritti dei lavoratori). Nella Zona industriale tra Massa e Carrara organizzammo persino scioperi insieme all’Usi (organizzazione sindacale degli anarchici) alla Olivetti, alla Riv-Skf, alla Montedison, alla Rumianca. Eravamo e ci sentivamo molto forti. A Carrara avevamo aperto 5 sezioni nei paesi intorno, a Massa addirittura 9.
Ricordo poi il 1° convegno nazionale a Torino del 25-26 luglio 70. Io e Piero Bottari arrivammo un paio di giorni prima. I compagni ci fecero andare a dormire alla sezione di Mirafiori di LC, in via Passo Buole. Poi partecipammo al volantinaggio al famoso cancello 2 delle carrozzerie di Fiat Mirafiori e alle assemblee preparatorie alla facoltà di architettura. E’ stato un periodo entusiasmante. Dall’intervento quasi esclusivo nelle fabbriche e nelle scuole si passò ad una diversa fase, quella di “prendiamoci la città”, alla mobilitazione nel territorio (case, trasporti, costi sociali e bollette, proletari in divisa, i dannati della terra).
Ricordo gli appuntamenti fissi dei 1° maggio a Pisa, primo maggio rosso e proletario, con concentramento a piazza S. Antonio; ricordo grandi manifestazioni a Sarzana, Massa, Carrara, Viareggio.
Un particolare ricordo riguarda l’allarme e la mobilitazione in occasione del tentato colpo di stato di Junio Valerio Borghese del dicembre 1970, del quale fummo informati dal PCI.
L’influenza di Lotta Continua cresceva e si estendeva a macchia d’olio.
Quei primi 3 anni di militanza politica a Carrara rappresentano il ricordo più bello ed entusiasmante che conservo. Un impegno totalizzante, 24 ore al giorno per 30 giorni al mese per 12 mesi.